Benefici e rischi associati al consumo di alcolici

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Nonostante il vino rosso sia sempre raccomandato come la migliore fra le bevande alcoliche, esistono comunque dei dubbi circa la superiorità del vino rosso, in termini di effetti positivi sulla salute, rispetto alle altre bevande alcoliche. Gli studi a questo proposito sono contrastanti e alcuni effetti positivi potrebbero essere attribuiti anche all’etanolo, piuttosto che alla presenza di composti bioattivi. Ad esempio, gli effetti positivi sui grassi del sangue (colesterolo LDL, o “cattivo” e HDL, o “buono”), non sono necessariamente una prerogativa del vino.

Un altro mito ormai sfatato è il cosiddetto “paradosso francese”, secondo il quale i francesi (forti bevitori di vino rosso e consumatori di formaggi), avrebbero un tasso di mortalità per malattie cardiovascolari inferiore alle altre popolazioni. Questo dato era il risultato di un problema nella registrazione dei certificati di morte francesi, in base al quale non tutti i decessi per malattie cardiovascolari in passato venivano correttamente classificati. La Francia è inoltre un paese eterogeneo per quanto riguarda le abitudini alimentari, e solo la dieta nelle regioni del sud è simile a quella dei paesi mediterranei. Il paradosso francese viene completamente annullato quando si confrontano i tassi di mortalità cardiovascolare delle popolazioni che vivono nel nord della Francia con i belgi e i tassi osservati nei francesi del sud con quelli degli spagnoli. Alcuni studi hanno inoltre mostrato che l’effetto positivo sulla mortalità cardiovascolare del vino rosso osservato in soggetti di nazionalità francese scompare quando si prendono in considerazione anche le abitudini alimentari.

 

Bevande alcoliche: non solo benefici ma anche rischi

Le bevande alcoliche sono costituite per la maggior parte da acqua e per la restante parte da alcol etilico (chiamato anche etanolo). Una quota minima è rappresentata da altre sostanze, presenti naturalmente o aggiunte, come alcuni composti aromatici, coloranti, composti bioattivi, vitamine eccetera.

L’etanolo, sostanza estranea all’organismo e non essenziale, può essere tossico oltre una certa dose. Il corpo umano è per lo più in grado di sopportare questo composto senza conseguenze per l’organismo, a patto che si rimanga entro i limiti di un consumo moderato, vale a dire non più di due bicchieri al giorno per l’uomo e di uno per la donna. Questa diversa raccomandazione è dovuta al fatto che le donne hanno una ridotta capacità di metabolizzare l’alcol rispetto agli uomini e risentono quindi in misura maggiore dei potenziali effetti negativi sulla salute associati al consumo di bevande alcoliche.

Pur non essendo un nutriente, l’etanolo apporta una cospicua quantità di calorie che si sommano a quelle apportate dagli alimenti e un suo consumo eccessivo può quindi contribuire all’aumento di peso. A differenza degli altri nutrienti che sono assorbiti dall’intestino, l’etanolo viene assorbito già nelle prime porzioni del tratto gastrointestinale, a livello dello stomaco e, in modeste proporzioni, persino nella bocca. Alcuni fattori modificano i tempi di assorbimento: la presenza di cibo nello stomaco li riduce, mentre la presenza di anidride carbonica nella bevanda alcolica li accelera. La concentrazione di etanolo nel sangue dipende anche da altri fattori come la composizione corporea, in particolare la quantità di acqua corporea[1], il peso, alcuni fattori genetici, la capacità individuale di metabolizzare l’alcol e l’abitudine a bere alcolici.

Oltre a produrre una quantità inferiore dell’enzima che metabolizza l’etanolo, le donne, avendo un peso minore, minori quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol degli uomini, sono più vulnerabili ai suoi effetti e, a parità di consumo, presentano un’alcolemia più elevata. Non è comunque possibile prevedere in maniera precisa quanto alcol troveremo nel sangue in conformità a quanto ne è stato ingerito.

Il metabolismo dell’etanolo avviene ad opera di enzimi specifici a livello dello stomaco e soprattutto del fegato. La prima fase del metabolismo dell’alcol comporta la formazione dell’acetaldeide, un composto responsabile degli effetti tossici dell’alcol, compresa l’ebbrezza. Gli enzimi presenti nel fegato agiscono soltanto nella seconda fase, dopo che l’acetaldeide ha avuto quindi già tempo di esercitare i suoi effetti, tanto più importanti quanto più ne viene assorbito. Poiché la presenza di cibo nello stomaco rallenta l’assorbimento dell’alcol, il consumo di bevande alcoliche ai pasti è considerato più salutare, perché diminuisce anche gli effetti negativi del bere. La capacità degli enzimi presenti nel fegato di trasformare l’etanolo è limitata. In alcuni individui, in alcune razze e nelle donne l’efficienza di questo sistema è molto ridotta: queste persone sono quindi più sensibili all’alcol.

Infine, una piccolissima quota di etanolo (2-10%) viene eliminata inalterata attraverso polmoni, urina, sudore, ecc. É proprio sfruttando questo sistema di eliminazione che possono essere effettuati i test non invasivi del grado di alcolemia (come ad esempio nel caso dell’etilometro) che permettono di valutare indirettamente la quota di alcol presente nel sangue.

Al di là dei possibili effetti positivi per la salute associati al consumo soprattutto del vino rosso, gli inviti alla cautela e alla moderazione sono sempre doverosi quando si parla di bevande alcoliche in generale. È giusto però anche ricordare che, secondo numerose ricerche, sembra che le persone abituate a un regolare e moderato consumo di bevande a bassa gradazione alcolica (vino e birra) tendano a vivere più a lungo e a presentare una minore incidenza di alcune malattie croniche sia rispetto a chi non beve che a chi lo fa in maniera eccessiva.

Come già ricordato in precedenza, una modica e regolare quantità di vino assunto ai pasti permette di beneficiare dei suoi effetti positivi senza esporre l’organismo ai pericolosi effetti tossici di dosi eccessive di etanolo. Ciò non toglie che, anche alla luce dell’incessante aumento del sovrappeso e dell’obesità tipico dell’epoca moderna, sia bene ricordare che consumi voluttuari ipercalorici come quelli degli alcolici non sembrano comunque opportuni e non vanno incentivati.

La dose quotidiana di alcol che una persona in buona salute può concedersi senza incorrere in gravi danni non può essere stabilita da rigide norme, poiché le variabili individuali sono davvero tante: quella che è considerata una dose moderata per un individuo può essere eccessiva invece per un altro. Inoltre, nei casi in cui non si consumi solo vino, bisogna imparare a tener conto di tutte le bevande alcoliche che si bevono durante la giornata (birra, aperitivi, digestivi e superalcolici nelle varie forme) e calcolare il numero di unità alcoliche totali ingerite (vedi Tabella 1).

 

Bevande alcoliche Quantità

(ml)

Contenuto di alcol

(g)

Apporto calorico (kcal) Unità alcoliche (U.A.)
Vino da pasto (12°) 125 (1 bicchiere) 12 84 1
Birra normale (4,5°) 330 (1 lattina) 12 100 1
Birra doppio malto (8°) 200 (1 boccale) 12 170 1
Vermouth dolce (16°) 75 (1 bicchierino) 10 113 0,8
Vermouth secco (19°) 75 (1 bicchierino) 10 82 0,8
Porto 75 (1 bicchierino) 12 115 1
Brandy, Cognac, Grappa, Rhum, Vodka, Whisky (40°) 40 (1 bicchierino) 13 94 1,1

 

Tabella 1: Quantità di alcol e apporto calorico di alcune bevande alcoliche.

 

È possibile calcolare l’esatta quantità di etanolo contenuta in una particolare bevanda alcolica facendo un calcolo che utilizza la concentrazione di etanolo riportata in etichetta. Il contenuto di alcol è qui riportato in gradi, un’unità di volume (ml di alcol in 100 ml). Per ottenere i g di alcol in 100 ml di bevanda bisogna moltiplicare i gradi per il peso specifico del vino, ossia 0,8 g/ml.

È importante non superare le capacità del fegato di metabolizzare l’alcol. Tale capacità, in un uomo di 70 chilogrammi di peso, non supera i 6 grammi l’ora. Questo significa ad esempio, che per smaltire l’alcol contenuto in un bicchiere di vino (12 grammi di alcol) questa persona impiegherà circa due ore di tempo. Bere con moderazione certamente significa bere poco, ma anche in maniera non troppo ravvicinata, così da permettere all’organismo di smaltire l’etanolo. Le bevande alcoliche ad alta gradazione (grappa, whisky, vodka, ecc.), che, per caratteristiche e consuetudini vengono consumate fuori pasto, devono essere considerate con la massima attenzione, specialmente se bevute a stomaco vuoto.

L’abitudine tipica dei paesi nordici e anglosassoni, ma sempre più comune anche nei paesi mediterranei, di consumare bevande alcoliche in maniera concentrata nel fine settimana, è molto pericolosa. I potenziali effetti sull’attenzione alla guida aumentano notevolmente il rischio di incidenti stradali. L’assunzione di alcol e di energy drink (bevande dolci ad alto contenuto di caffeina) è inoltre particolarmente a rischio, poiché le bevande energetiche mascherano gli effetti dell’alcol regalando una falsa sensazione di sobrietà, quando in realtà le capacità cognitive sono ridotte per effetto dell’alcol assunto in contemporanea.

Gli astemi non hanno nessun motivo per cominciare a bere, poiché le sostanze bioattive che si trovano nel vino, si ritrovano anche in una grandissima varietà di prodotti orto-frutticoli. Particolare cautela è inoltre indispensabile in alcune fasi della vita e in alcuni gruppi di popolazione a rischio. Le donne in gravidanza e in allattamento dovrebbero astenersi completamente dal consumo di alcolici, o comunque diminuire drasticamente le dosi. L’alcol si distribuisce in tutti i fluidi e le secrezioni e può arrivare al feto attraversando la barriera placentare, oltre che al bambino tramite il latte, rischiando di provocare seri danni al nascituro. D’altro canto, nell’infanzia e nell’adolescenza occorre evitare del tutto l’uso di bevande alcoliche, sia per una non perfetta capacità di trasformare l’alcol, sia perché più precoce è il primo contatto con l’alcol, maggiore è il rischio di abuso. Nell’anziano l’efficienza del metabolismo dell’etanolo diminuisce in maniera rilevante e il contenuto totale di acqua corporea in cui l’alcol può diluirsi è più basso: è perciò consigliabile limitare il consumo di alcolici a un bicchiere al giorno. Gli alcolisti in trattamento e gli ex-alcolisti devono assolutamente astenersi dal consumo di qualsiasi bevanda alcolica.

 

Danni da consumo eccessivo di bevande alcoliche

L’abuso cronico di alcolici è in grado di provocare una serie di danni a vari organi e apparati all’interno dell’organismo umano, nonché gravi squilibri nutritivi e seri rischi di malnutrizione. Le carenze nutrizionali che ne derivano amplificano la tossicità dell’etanolo sui vari sistemi. L’alcol provoca vari problemi a carico del sistema nervoso centrale e periferico che vanno dalla neuropatia periferica al tremore, fino a stati più gravi di allucinazioni, psicosi, demenza. A carico del sistema digerente l’alcol può provocare gastriti acute e croniche, emorragie, ulcere, cirrosi epatica e danni al pancreas. L’alcol agisce anche sul sistema cardiovascolare, contribuendo all’innalzamento della pressione arteriosa e facilitando la comparsa di vari tipi di cardiopatia. Anche quantità moderate di alcol sono coinvolte nell’aumento del rischio di cancro in diversi organi come mammella, cavo orale, faringe e prime vie aeree, stomaco.

 

Interazioni tra bevande alcoliche e farmaci

Estrema attenzione deve essere posta alle possibili interazioni tra alcol e farmaci che possono provocare reazioni indesiderate, a volte anche gravissime, nonché riduzione o potenziamento degli effetti dei farmaci assunti (vedi Tabella 2). Molti farmaci, ad esempio, vengono metabolizzati nel fegato per azione degli stessi enzimi che metabolizzano l’alcol. L’assunzione contemporanea di questi farmaci con degli alcolici comporta un rallentamento dello smaltimento sia dell’alcol sia del farmaco, con conseguenti, pericolosissimi, fenomeni di sovradosaggio.

Chi segue una qualsiasi terapia farmacologica deve pertanto necessariamente consigliarsi con il proprio medico curante sulla opportunità di bere o no alcolici. Identica attenzione deve essere rivolta anche ai comuni farmaci da banco, per molti dei quali è da suggerire l’astensione dal consumo concomitante di bevande alcoliche.

 

Farmaci Effetti dell’etanolo
Sedativi, ipnotici, anticonvulsivanti, antidepressivi, ansiolitici, analgesici

(come gli oppiacei)

Potenziamento degli effetti dell’etanolo
Sedativi, ipnotici, narcotici, antidepressivi, ansiolitici, analgesici, barbiturici, antipsicotici Aumentata attività e/o concentrazione nel sangue
Anticoncezionali orali, anticoagulanti, antibiotici (tetracicline, chinoloni, ecc.) Diminuita attività e/o concentrazione nel sangue
Antipsicotici (neurolettici), anticonvulsivanti, ipoglicemizzanti orali Instabilità dei livelli del farmaco nel sangue
Paracetamolo, altri analgesici-antinfiammatori-antipiretici (anche acido acetilsalicilico), ipoglicemizzanti orali (sulfaniluree), antibiotici, sulfamidici, alcuni antimicotici (metronidazolo) Possibilità di effetti tossici o dannosi

 

Tabella 2: Le principali interazioni tra consumo contemporaneo di alcol e farmaci.

 

Sulla base di quanto detto finora, è opportuno sintetizzare alcune utili regole di comportamento per un consumo salutare di bevande alcoliche:

 

  • Se si desidera consumare alcolici, farlo con moderazione, durante i pasti secondo la tradizione italiana, o in ogni caso immediatamente prima o dopo aver mangiato.
  • Fra tutte le bevande alcoliche, meglio dare la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra).
  • Evitare del tutto l’alcol durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza e l’allattamento e ridurne il consumo in età più avanzata.
  • Non consumare bevande alcoliche prima di mettersi alla guida di autoveicoli o di far uso di apparecchiature delicate o pericolose per sé o per gli altri. Ogni qual volta che si ha bisogno di conservare intatte attenzione, autocritica e coordinazione motoria, è preferibile non bere.
  • Se si assumono farmaci (compresi molti che non richiedono la prescrizione medica), in assenza di un’esplicita autorizzazione da parte del medico curante conviene evitare o ridurre il consumo di bevande alcoliche.

 

Per concludere, è utile anche conoscere quali sono le principali false credenze sugli alcolici:

 

  • Non è vero che l’alcol aiuta la digestione: al contrario la rallenta e produce ipersecrezione gastrica con alterato svuotamento dello stomaco.
  • Non è vero che il vino faccia buon sangue: è vero invece che un abuso di alcol può essere responsabile di varie forme di anemia e di un aumento dei grassi del sangue.
  • Non è vero che le bevande alcoliche dissetino ma, al contrario, disidratano. L’alcol richiede acqua per il suo metabolismo ed è in grado inoltre di aumentare le perdite di acqua attraverso le urine, perché inibisce la secrezione dell’ormone antidiuretico, aumentando la diuresi.
  • Non è del tutto vero che l’alcol riscaldi. In realtà la vasodilatazione di cui è responsabile produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore. Questa però comporta in breve una perdita di calore e un ulteriore raffreddamento del corpo il che, in un ambiente non riscaldato, aumenta il rischio di assideramento.
  • Non è vero che l’alcol aiuta a riprendersi da uno shock: al contrario, provocando vasodilatazione periferica, determina un diminuito afflusso di sangue agli organi interni e soprattutto al cervello.
  • Non è vero che l’alcol aumenta la forza muscolare. Essendo un sedativo produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento e di dolore. Inoltre solo una parte delle calorie dell’alcol può essere utilizzata per il lavoro muscolare.

 

[1] Come conseguenza di ciò, poiché la quantità di acqua corporea è maggiore nei soggetti normopeso rispetto agli obesi, questi ultimi richiedono una quantità minore di etanolo rispetto ai primi per raggiungere le stesse concentrazioni corporee di alcol.

Gianluca Tognon

Gianluca Tognon

Gianluca Tognon è un biologo specializzato in scienza dell’alimentazione. Ha lavorato per diversi anni come ricercatore presso l’Università di Göteborg in Svezia ed è docente presso l'università di Skövde in Svezia. In Italia ha pubblicato cinque libri su diversi temi legati all’alimentazione e alla nutrizione ed è co-autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.

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About Me

I’m an Italian nutrition coach, speaker, entrepreneur and associate professor at the University of Gothenburg. I started MY career as a biologist and spent 15 years working both in Italy and then in Sweden.

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